Gli antichi Romani chiamavano «Campania felix» la regione intorno alla città di Napoli, un appellativo certamente dovuto ad un’agricoltura molto fiorente già all’epoca, inclusa ovviamente la viticultura. La fondamentale influenza benefica del Mar Tirreno, unitamente alla protezione data dai rilievi di origine vulcanica, freschi in special modo di notte, creano condizioni ideali per la vite. Oggi i vigneti campani si estendono su 42.000 ettari, con Aglianico (Taurasi e Irpinia), Fiano (Avellino) e Greco (Greco di Tufo) a farla da padrone, insieme alla Falanghina e a molte altre varietà locali. Per molto tempo, la regione ha prodotto soprattutto vini rossi potenti e pieni di colore, in grado di apportare un po' di volume e struttura ai vini talvolta scarichi del nord Italia. Nel frattempo, grazie alle moderne tecniche di viticoltura e al riscaldamento globale, i vini del nord si sono evoluti positivamente, e anche quelli della Campania, che oggi tendono ad una maggiore raffinatezza e delicatezza. Non tutti, ovviamente, né al nord né in Campania.

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